Meglio buttarsi e subire il rifiuto, o non fare nulla, per non soffrire?

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    In una discussione che mi riguarda personalmente, è emersa una diatriba che mi pare meritevole di essere discussa a livello generale, perchè, in fin dei conti, è su questo che verte l'inizio o meno di una storia d'amore.
    Quando una persona ci piace, quanto vale la pena di farsi avanti, di dichiararsi, se non si ha la certezza di essere ricambiati? Meglio esporsi, col rischio di un rifiuto, oppure evitare l'onta del due di picche?
    Si soffre di più sentendosi rifiutati espressamente, oppure macerandosi nel dubbio dell'incertezza, e nel rimorso, a posteriori, di non essere usciti allo scoperto a tempo debito?
     
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    Meglio buttarsi, assolutamente.
    Lo dice una che ha un pessimo rapporto col rifiuto, una la cui autostima dimostra di essere vacillante e che viene spesso scalfita dagli eventi negativi.
    Tuttavia il rifiuto viene prima o poi metabolizzato, e credo anche che lasci una corazza; l’irrisolto non lascia nulla e credo non ci sia niente di peggio di vivere nel dubbio. Al contrario, qualsiasi rifiuto è superabile e dà un contributo al nostro bagaglio di esperienza.
     
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    Il rifiuto, il dolore, i guai...fanno parte della vita.
    Fa parte della vita sbattere il muso su qualche superficie.
    Il più delle volte non scegliamo il muro su cui sbattere la faccia.
    Quando invece si sceglie di lottare anche contro i mulini a vento, per cercare di ottenere qualcosa a cui si aspira, allora il muro su cui andremo a sbattere quantomeno lo conosciamo. E sappiamo che ne vale la pena.

    Non mi muovo mai solo pensando di avere il 100% di margine di successo.
    Mi muovo sempre e comunque se ad una cosa tengo, anche quando posso presumere di non riuscire.
     
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    meglio un due di picche che un rimpianto a mio parere.
    Vivere con il rimpianto può essere una cosa destabilizzante, bisogna provarci sempre e cmq, poi se non dovesse andare...Amen.
    I rifiuti e le delusioni insegnano a crescere e forgiano in carattere.
    quindi
    carpe diem
     
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    A fare i conti meglio buttarsi, poi una volta, tra l'altro detto come rimprovero da parte di amici mi facevano presente che il peggio che poteva capitare era che mi dicesse di no. Poi ero io a trovare la cosa troppo seria nel farmi scrupoli che in caso del no avevo paura di perdere l'amicizia, ma in questo caso temo di essere stato un merlo
     
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  6. Single4Ever
     
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    Meglio agire soltanto se si è consapevoli di avere un margine certo o ottimistico di riuscita proficua.

    In caso contrario, se non si hanno margini tangibili di successo, non ha alcun senso fare una cosa inutile e per altro dannosa, visto che porta alla sofferenza (evitabile).
     
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    È quello che sostengo anch'io: se una mi piace, e io non mi faccio mai avanti, non l'avrò mai.
    I probabili sviluppi:
    1) si farà avanti lei
    2) io non mi faccio avanti, lei resta in attesa del mio primo passo (la maledizione di essere uomini!), E non se ne fa niente
    3) io non mi faccio avanti, ma un altro sì, e io resto con un palmo di naso
    4) io non mi faccio avanti, non se ne fa niente e, quand'è troppo tardi, scopro che lei ci sarebbe stata.
    In ogni caso, tranne nell'opzione n. 1 (un caso di scuola, o poco più), non raggiungo il mio obiettivo, e non ne sarò felice.
    Se mi faccio avanti:
    1) mi dice di no
    2) mi dice di sì.
    È chiaro che l'unico modo per ottenere il risultato voluto è tentare, quand'anche ci fosse una bassa percentuale di successo!
     
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  8. Single4Ever
     
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    Idealmente si è ingenuamente portati a pensare che la probabilità di un sì o di un no sia del 50% ciascuna.

    Le cose non stanno esattamente così.

    Al netto di questo "piccolo" particolare, ci sono altre cose di cui tenere conto per decidere SE buttarsi oppure no.

    1) fare un'autovalutazione relativa alle proprie capacità espressive e comunicative rapportate alla propria esperienza

    2) capire quali sono i propri limiti esteriori, caratteriali, emotivi, attitudinali, comportamentali, relazionali, sociali, eccetera.

    3) studiare i feedback relativi al livello (eventuale) di interesse della controparte

    4) individuare il momento, inteso come tempi, luogo e contesto in cui fare un'eventuale mossa

    Dal mio punto di vista, una persona che non ha le capacità necessarie, che non ha l'esperienza, che non ha abbastanza qualità per piacere o interessare, che non rileva alcun segnale concreto di interesse dalla parte opposta, e che non ha modo di trovare o creare un momento adatto per farsi avanti, ha una unica soluzione davanti a sé: lasciar perdere.

    Perché qualunque altra ipotesi, in questa situazione, porterebbe soltanto disastri, scene tragicomiche o paradossali.

    Quando conviene provarci?
    Quando aumenta il livello di fiducia e di possibilità in ciascuno dei 4 punti che ho elencato.

    All'aumentare del livello in ciascuno aumentano le chance che la propria avance si possa tramutare in un successo.

    E qui torniamo al discorso iniziale legato a probabilità e rischi: sono da calcolarsi in base a queste 4 regole fondamentali.

    Chi suppone di avere un buon livello qualitativo, unito a una buona percezione data da feedback positivi, ha una percentuale di rischio più bassa di fallimento, per questo motivo ritiene il compito valevole di uno sforzo e di tempo da dedicare.

    Viceversa, se il livello di rischio è giudicabile come troppo elevato e le probabilità di successo troppo scarse (o nulle), è preferibile la scelta della rinuncia se non si pongono nemmeno le condizioni per pensare di provarci.
     
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    CITAZIONE (coram populo @ 31/8/2023, 11:59) 
    Meglio esporsi, col rischio di un rifiuto, oppure evitare l'onta del due di picche?

    Addirittura "l'onta"... :o:
    E che sarà mai, mica mette un'inserzione sul giornale per comunicare all'Universo mondo che fai schifo
    I due di picche non sono una tragedia, anzi servono a crescere, a maturare ed, eventualmente, a correggere i propri errori.
    Il richiudersi in se stessi per paura di fallire quello sì che è deleterio.
     
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    Single4Ever è chiaro che, se uno va a provarci a caso, con la prima che trova, e/o non calcola in nessun modo chi è e con chi ha a che fare (a me piace un sacco Belen Rodriguez, ma mi basta guardarmi allo specchio, e soprattutto nel portafoglio, per desistere immediatamente da qualsiasi avance! :lol: ) va incontro ad un inevitabile insuccesso.
    Diversamente, quando si ha qualche speranza, quando ci si sente in qualche modo corrisposti, val la pena tentare. Male che vada, per l'appunto, ci si sentirà dire di no. Un no a cui, magari, si è anche più o meno preparati.
    Quello che incide molto, a ben guardare, è anche il modo in cui il NO viene detto.
     
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    Per la mia esperienza quando non mi sono fatto avanti e ci ho provato anni dopo,ho scoperto che non ero ricambiato. Quindi certe volte è anche destino,che non riuscirai a farti avanti. Comunque alla fine anche se ho preso una marea di rifiuti,certi segnali ti fanno capire che non c'è trippa per gatti,tipo quando gli scrivi e ti rispondono una volta e poi smettono di farlo,quando gli chiedi di uscire e non rispondono più.
     
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    Sposo (si fa per dire) pegasus e singleForever sui puntini che hanno messo alle I. Meglio provarci e venire rifiutati che non provarci affatto è la risposta che danno tutti ma è molto semplificata, e in definitiva penso anche poco seguita.

    C'era un'altra discussione di qualche tempo fa sul risultare ridicoli. Una persona si può fare anche questo scrupolo: venire rifiutati ok, ma risulterò ridicolo? Diventerei una specie di zimbello? Risulterò sgradevole?

    Infine aggiungo che la domanda stessa è in parte malposta; perché è vero che ad un certo punto qualcuno dovrà fare la fatidica prima mossa, ma nel complesso la maggioranza delle relazioni nasce da una sequenza graduale di "avvicinamenti". Non è che uno salta su all'improvviso e dichiara il suo amore con l'anello in mano ad una tizia ignara. O vice versa. Di solito mi pare che il "buttarsi" non sia una azione fatta in un momento preciso, quanto un modo di vivere.
    Quello che ci prova è quello che vive tessendo relazioni sociali, uscendo, facendo cose, e quando capitano le occasioni ha l'intelligenza di coglierle. In questo contesto l'azione del "buttarsi" è una piccola cosa dispersa nello stile di vita. Un mezzo hikikomori disagiato incellone che una volta nella vita fa una mezza uscita, vede una tipa e chissà come "va a provarci" è un'altra cosa.
     
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  13. Single4Ever
     
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    Infatti il "buttarsi a caso in mezzo al mucchio" è roba da discoteca quando si ha bevuto un po' troppo.

    In generale, chi si butta lo fa lucidamente, coscientemente, e lo fa dopo aver progettato il momento, la mossa, le parole, l'occasione.

    Improvvisare è molto più difficile, forse più artistico e creativo, ma molto meno adatto per chi è più freddo e calcolatore.

    La realtà è che nella stragrande maggioranza dei casi non ci si butta mai a caso e per caso.
    Lo si fa se si è incoscienti o con un pizzico di follia.
    Se ci si butta è perché una persona la si conosce già in parte o di vista e si tenta di andare oltre, ma per farlo si ha un livello di fiducia elevato tale da supporre buone probabilità di riuscita e di successo.

    Chi già sa in partenza di non avere chance realistiche, perché non è capace, o perché non è in grado, oppure non è all'altezza, oppure perché la persona che ha di fronte è già impegnata, oppure perché statisticamente e storicamente non piace, sa già che il provarci è inutile, superfluo, dannoso, deleterio.
    Per questo motivo lascia perdere, rinuncia in partenza perché non vi sono motivi validi che giustificano avanscoperte deliranti che portano unicamente ad un fallimento annunciato ed evitabile.
     
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    Ho letto tutta la discussione, molto avvincente 😰, posso dire che Coram si è comportato molto bene e che posso capire benissimo la sua situazione e che fa bene a restare in casa in assenza di alternative.
    Volevo solo sottolineare che in caso di divorzio, specialmente con una figlia adolescente quindi anche se non maggiorenne comunque grandicella il giudice tiene moltissimo in considerazione la volontà del minore, direi che se il genitore scelto dal minore ha tutte le Cate in regola, lavoro casa ecc. l’ affido e’ praticamente sicuro.
     
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    Io sono dell' idea che sia meglio esporsi, provarci insomma.
    In questo modo si possono dissipare i dubbi, se questa persona è altrettanto interessata ok, altrimenti il due di picche sarà un modo per levarcela velocemente dalla testa.
    Meglio non idealizzare nessuno, ma cercare di capire le sue intenzioni il più velocemente possibile, per evitare di affezionarsi troppo.
     
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